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Baggio è Baggio.
Per quanto mi riguarda meglio di Pelé, meglio di Maradona, meglio di tutti. I più giovani avranno altri numeri 10 come Totti o Del Piero nei loro occhi, ma Baggio è… Baggio.
Roberto Baggio è il ragazzo di talento sfortunato, che vede la sua storia morire sul nascere per un infortunio. Una delle tante storie che poteva essere solo una frase da dire al bar con i vecchi amici “ero forte, ma poi mi ruppi il ginocchio“.
Quante volte l’abbiamo sentita.
Invece no, Baggio è l’uomo in cui crede una squadra di calcio, la Fiorentina, anche se è rotto e anche se non sa se mai tornerà a giocare a pallone.
Da lì in poi inizia un lungo viaggio fatto di tanti dribbling, tanti goal, tanti assist. Un talento incredibile, mai banale, sempre decisivo, sempre vincente.
Ovunque è andato ha fatto bene e i suoi trofei non sono solo coppe, ma sono tutti coloro che hanno continuato a tifare Baggio anche quando ha cambiato maglia.
Ho avuto modo di partecipare ad un incontro con Baggio proprio quando si stava programmando la realizzazione del primo film su di lui ed è stato fantastico.
Non vado nei dettagli, dico solo che sentire dire da lui in prima persona “Mi hanno costretto” riferendosi al passaggio dalla Fiorentina alla Juventus è stato qualcosa di forte. Si diceva che fosse così, ma sentirlo dire da lui in prima persona è stato incredibile.
Ho avuto la conferma che lui è Baggio: niente soldi, niente ossessione per la vittoria, ma tanta voglia di divertirsi a fare quello che si sa fare meglio.
Lo ha fatto per tanti anni, anche con una gamba in meno.
Poi si è appartato, per trovare la sua tranquillità fuori dai media e dagli sponsor e stare con la famiglia e la natura. Anche questo è Baggio.
Il suo addio al pallone è stata la morte di questo sport per come lo conoscevamo noi.
La canzone di Cesare Cremonini “Marmellata n.25” ha cristalizzato questa situazione con il ritornello “Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica“:
La speranza è quella di rivedere Baggio nel mondo del calcio. Lui sì che è un modello da seguire.
Vedere il film di Baggio e farlo vedere ai più giovani è un nostro dovere morale.
Il film si chiama “Il Divin Codino” ed è disponibile su Netflix.
Non inserisco il trailer, perché preferisco che viviate le emozioni dall’inizio alla fine senza anticipazioni.
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Grazie Giulio per questo tributo a colui che anche io ritengo il più grande talento, ma contemporaneamente Uomo, della storia del calcio Italiano. In effetti per me non è più domenica come prima da quel 16 Maggio 2004, da quando San Siro gli ha regalato una splendida cornice di saluto e ha potuto assistere alla sua ultima “fatica”, unitamente alla quale ricordo la sua commozione, ma anche le sue parole successive “finalmente è finita”. Un Uomo umile che sin da giovane si è assunto la responsabilità di convivere con il proprio dolore fisico per far si che il proprio talento potesse essere al servizio della soddisfazione personale, del bene della squadra, e da esempio per qualunque altro calciatore. Divino.
Unico!
Quante emozioni ci ha fatto vivere quest’uomo. A tutti i tifosi del calcio. Nonostante abbia vestito diverse casacche, è stato sempre coerente con i propri princìpi, mai banale, sempre rispettoso di se stesso e degli altri.
Quel rigore di Pasadena avrebbe abbattuto un toro, ma lui, niente, ha continuato a fare quello che doveva fare, dappertutto.
Chapeau