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Super League: comunque vada sarà un successo

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La Super Lega o la SuperLega o Super League o The Super League, ancora non si sa bene come si chiamerà, ma è già un successo.

Il nome del mio podcast su Spotify si chiama Per Fortuna C’è Il Calcio e la forza dello sport più popolare del mondo si è palesata oggi dove tutti i mezzi di informazione mettono la Super League come notizia del giorno.

Le notizie sul Covid, la schedatura orwelliana dei cittadini per un pass sanitario, gli scandali politici passano in secondo piano. Oggi si parla di calcio. E come se si parla di calcio.

Più che della Super League oggi sembra si stia parlando di quale formazione mettere in campo in una finale dei mondiali di calcio.

Facciamo però un passo indietro e cerchiamo di rispondere alle domande cosa è la Super Lega e perchè è nata?

A partire dal 19 aprile 2021 è stata resa nota da 12 club di calcio europei la nascita di una Super Lega di calcio che sarà composta da 20 squadre e che sarà giocata infrasettimanalmente.

Tra le squadre fondatrici ci sono tre italiane Juventus, Milan e Inter, sei inglesi Tottenham, Arsenal, Chelsea, Manchester City, Liverpool e Manchester United e tre spagnole Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid.

Presidente della Super League è Florentino Perez del Real Madrid, mentre vice-presidente è Andra Agnelli della Juventus che nel frattempo si è dimesso dagli incarichi dell’ECA (European Club Association) e della UEFA.

Il motivo per cui è nata la Super League è di creare un nuovo modello di calcio con una visione a lungo termine e con un meccanismo di solidarietà maggiore rispetto a quello attuale.

Ecco le parole di Andrea Agnelli: “Stiamo garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente. I 12 Club Fondatori hanno una fanbase che supera il miliardo di persone in tutto il mondo e un palmares di 99 trofei a livello continentale. In questo momento critico ci siamo riuniti per consentire la trasformazione della competizione europea, mettendo il gioco che amiamo su un percorso di sviluppo sostenibile a lungo termine, con un meccanismo di solidarietà fortemente aumentato, garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente

In pratica i soli 12 club già rappresentano 1 miliardo di tifosi, se aggiungiamo poi altre 8 squadre è possibile che si arrivi a circa 1,5 miliardi di spettatori garantiti. Sono numeri pazzeschi.

Un modello del genere è presente negli USA, ad esempio nella NBA, ma per certi aspetti mi sembra di vederlo anche nella Formula 1.

Bisogna ora fare alcune considerazioni: tutte le istituzioni del calcio stanno andando contro questo progetto che nasce come privato, dalla UEFA, alla FIGC e Lega Serie A e le altre federazioni e leghe europee.

E i tifosi?

Coloro che non tifano uno dei 12 club sono fortemente contrari al progetto, sapendo di essere esclusi da quella che diventerebbe la coppa più importante a livello europeo.

Ci sono molto scettici anche tra coloro che tifano uno dei 12 club, ma le critiche sembrano meno accese.

Alcuni fanno riferimento banalmente al Leicester dicendo che mancherà un’impresa del genere nel mondo del calcio se si giocherà la Super League, ma si tratta di un errore clamoroso.

Evidentemente non hanno capito bene di che stiamo parlando. L’esempio è errato.

Qui non si sta parlando del campionato dove Juventus, Inter e Milan continuerebbero a giocare, bensì di un torneo infrasettimanale.

Hanno preso un grosso granchio.

Chi critica la Super Lega dovrebbe criticare anche l’attuale Champions League, competizione che personalmente guardo, ma che a me non piace.

Preferivo la Coppa Campioni, quella nata nel 1955, quella sì che era difficile vincerla. Dovevi vincere lo scudetto e poi dovevi vincere la coppa.

Proprio la prima finale della Coppa Campioni giocata da una squadra italiana è stata della “mia” Fiorentina contro il Real Madrid. Si giocò nel 1957 al Bernabeu e vinsero gli spagnoli per 2-0 con goal di Di Stefano e Gento.

Questa Champions League è diventata più una competizione in cui hanno accesso tutti e quel senso di esclusività è mancato.

Con l’arrivo della Champions League è sembrato che la possibilità di vincere la competizione fosse a disposizione di tutti, ma non è così.

Quindi chi critica la Super League dovrebbe criticare fortemente anche la Champions League.

Dite di no? Siete sicuri?

Vediamo chi ha vinto la Champions League da quando è stata creata nel 1992-1993:

  • 1993 Olympique Marsiglia
  • 1994 Milan
  • 1995 Ajax
  • 1996 Juventus
  • 1997 Borussia Dortmund
  • 1998 Real Madrid
  • 1999 Manchester United
  • 2000 Real Madrid
  • 2001 Bayern Monaco
  • 2002 Real Madrid
  • 2003 Milan
  • 2004 Porto
  • 2005 Liverpool
  • 2006 Barcellona
  • 2007 Milan
  • 2008 Manchester United
  • 2009 Barcellona
  • 2010 Inter
  • 2011 Barcellona
  • 2012 Chelsea
  • 2013 Bayern Monaco
  • 2014 Real Madrid
  • 2015 Barcellona
  • 2016 Real Madrid
  • 2017 Real Madrid
  • 2018 Real Madrid
  • 2019 Liverpool
  • 2020 Bayern Monaco

Nelle ultime 28 edizioni, 21 titoli li hanno vinti le 12 squadre fondatrici e tenete conto che ne mancano ancora 8 da aggiungersi.

I restanti 7 titoli sono stati vinti tre volte dal Bayern Monaco, che come forza finanziaria non è esattamente il Tor De Cenci, Olympique Marsiglia, Ajax e Porto.

Qualcuno potrebbe dire che Olympique Marsiglia, Ajax e Porto sono comunque squadre “minori” che hanno avuto modo di vincerla e mi trovano contrario.

A parte che non sono minori e a parte che sono pochissime squadre differenti da quelle più grandi anche ai tempi della Coppa Campioni c’era la favola, come per l’appunto la Fiorentina che l’ha sfiorata, ma anche il Nottingham Forest che ne ha vinte addirittura due.

Quello dipende dal periodo. C’è stato il tempo in cui la Fiorentina era grande e c’è stato un tempo in cui la vecchia competizione è stata vinta dalla Stella Rossa, dal Benfica, dal Celtic, dal Feyenoord, dal PSV e dallo Steaua Bucarest (FCSB).

Quindi se vogliamo parlare di favole e non si critica la Champions League le cose sono due: o si è ignoranti in termini di calcio, oppure si sta parlando senza ragionare.

La Champions League è una competizione dove il più ricco diventa ancora più ricco, non è certo meritocratica.

La Super League per certi aspetti porta all’estremo questo concetto ed è più onesta. Niente ipocrisie. Sono sempre loro a vincere la competizione e ora si sono fatti una lega privata.

Giulio sei quindi d’accordo con la Super League? No, non sono d’accordo con la Super League, perché non sono d’accordo nemmeno con la Champions League. In entrambi i casi il modello non funziona.

Io tornerei ad una competizione giocata solo dalle prime in classifica.

Fatte queste osservazioni torniamo al discorso Super League e vediamo da chi sono formate molte delle società che ne fanno parte.

Facciamo una ricerca:

  • Juventus: per lo più italiana, anche se con legami almeno nativi con gli USA, e una percentuale del 11,3 per cento è del fondo d’investimento britannico Lindsell Train
  • Milan: fondo d’investimento USA Elliott
  • Inter: 68,55 per cento delle quote societarie dell’Inter appartengono al gruppo cinese Suning e altri fondi del mercato orientale
  • Manchester United: USA, Famiglia Glazer
  • Arsenal: USA, Kroenke Sports & Entertainment
  • Chelsea: proprietario Abramovic (Russia), presidente Bruce Buck (USA)
  • Tottenham: Inghilterra, Joe Lewis – ENIC Group (85.55%)
  • Manchester City: City Football Group che sembra inglese, ma che è di Mansour bin Zayed Al Nahyan con presidente Khaldun al-Mubarak (Emirati Arabi Uniti). Da notare la City Football Group ha anche la squadra USA dei New York City FC.
  • Liverpool: Fenway Sports Group (USA) con presidente Tom Werner (USA)
  • Barcellona: Spagna, azionariato popolare
  • Real Madrid: azionariato popolare
  • Atletico Madrid: maggioranza da imprenditori spagnoli con 32% di Idan Ofer (Israele) e Wanda Group (Cina, 2%)

Come è possibile vedere delle 12 squadre fondi stranieri sono molto presenti e almeno nel 50% di queste i proprietari sono USA.

La banca che finanzierà il progetto JPMorgan Chase, USA, nemmeno a dirlo.

A quale modello si stanno ispirando? A quello della NBA. Numero squadre chiuso.

Normale di calcio europeo qui c’è rimasto poco, molto poco, questo calcio è USA.

Quindi se mi chiedete se mi piacerà la Super League vi dico che per quanto mi riguarda è la stessa cosa della Champions League: vincono le più ricche, né più né meno.

Preferisco un modello meritocratico, dove anche senza fondi USA, cinese o arabi sia possibile vincerla.

Sono contento però che sia che si vada avanti con la Super League, sia che si vada avanti con la nuova Champions League, aumenteranno le partite infrasettimanali.

Se si andrà avanti con la Super Lega spero che oltre ai 12+3 club fondatori, sia data la possibilità di partecipare non solo a più dollari USA, ma anche a chi magari ha vinto lo scudetto.

Mi piacerebbe vedere vincere l’Atalanta la prima Super League e mi piacerebbe vedere la Fiorentina vincere l’edizione 2030.

In generale però, comunque vada sarà un successo. Il calcio sta continuando nel suo ruolo di arma di distrazione di massa e va bene così.

Alla fine ci sarà sempre un calcio di rigore su cui discutere, ci sarà sempre un goal su cui esultare e una squadra per farci sognare.

Basta un pallone e un calcio d’inizio, la magia ha inizio.

Per Fortuna Che C’è Il Calcio.

Giulio Giorgetti

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Giulio Giorgetti

Giulio Giorgetti è il fondatore e storico amministratore del sito QuoteScommesseCalcio.com dal 2008 e padre del Betting Exchange in Italia. Autore del libro Quote Scommesse Calcio, il più venduto sulle scommesse sportive. Creatore di Pronostico.it e della sua intelligenza artificiale.

12 commenti

  • Caro Giulio, ti leggo sempre con interesse, il tuo punto di vista è sempre singolare, e al di là del fatto che mi trovi d’accordo o no, so che è il frutto di uno che ragiona con la propria testa. Nel caso specifico, credo non sia corretto sostenere che la champions non sia meritocratica come la superlega: forse la champions non sarà meritocratica, ma la mia Lazio può sognare di entrare in Champions attraverso un risultato ottenuto sul campo, mentre per entrare nella superlega dovrà elemosinare l’invito di Agnelli e soci. La differenza mi sembra enorme, se non nei fatti – la Lazio partecipa una volta ogni 10 anni in media – sicuramente nello spirito, e non puoi non considerarla. Non puoi non considerarla, perché se nello sport contasse solo vincere, significherebbe che chi non vince non conta. Ed invece partecipare conta, vivere emozioni forti grazie allo sport conta come vincere, sognare di entrare in Champions conta, perché poi l’anno dopo vai a sentire la musichetta, e poi se sei bravo e fortunato passi addirittura il turno e incontri il bayern, e anche se prendi la scoppola te lo ricordi che hai incontrato il bayern. E anche se alla fine non entri, per tutto l’anno hai trepidante, gioito e imprecato appresso a un sogno. Pensa ai cuginetti che eliminano il Barca e fanno la semifinale col Liverpool, sono emozioni indimenticabili, indelebili comunque. Partecipare conta, lo diceva persino tale De Coubertin, e la Superlega te lo impedisce, ti impedisce il sogno: è una brutta, abnorme, pessima differenza con tutte le altre competizioni. Spero che la cosa si ritorca contro questa gentaglia

  • Ciao. La prima cosa che mi salta all’occhio, è che la Fiorentina sarà campione d’Italia nel 2029, visto che vincerà la Super League nel 2030…. E siccome Giulio tu vieni dal futuro, dimmi pure quando si apriranno le scommesse ante-post di quel campionato .. 🙂

    A primo acchito, sarei contrario alla Super League. Però il tuo ragionamento è profondo, l’attuale Champions non agevola certo i piccoli club e la meritocrazia.
    Io mi ritengo un “nostalgico” del calcio di un tempo; ad oggi, penso quanta Gloria abbia una Pro Vercelli, che vanta 7 scudetti, più di Napoli, Roma e Sampdoria, solo per fare degli esempi, l’ultimo dei quali vinto ormai 99 anni fa! Rimpiango la Coppa delle Coppe, la Coppa dei Campioni e la Coppa Uefa. Ma il tempo va avanti, e i tempi devono adeguarsi. Qualcuno può dire ” ma un tempo era tutto diverso “, si , ma le basi da cui tutto è iniziato sono quelle!
    Faccio solo un pò fatica a vedere ( per ora ) un meccanismo che aiuti le piccole squadre a crescere, e puntare in alto. Vedo interessi privati, e un gran giro di denaro. Ma la mia è solo un’analisi d’istinto.
    Ho sempre sposato l’idea di una riforma della Coppa Italia, con le Big in gioco nei primi turni, magari con gara secca in casa della squadra meno blasonata, per portare il Grande Calcio anche in provincia. E la Super League, così come la percepisco, cozza un pò con questa idea.
    Da tifoso milanista, sogno da anni un campionato che veda una bagarre scudetto coinvolgere, a turno, le solite Big, ma anche il Genoa, la Fiorentina, il Bologna, l’Hellas Verona, o anche un Sassuolo, un Cagliari, o un Bari, perchè no. Un pò di spazio e di godimento per tutti!
    Ma purtroppo, alla base, ci vedo solo l’interesse economico, e poca propensione a costruire ” un modello sportivo “, che parta dai giovani, dai ragazzi delle scuole, della propria città. Un elemento che renda lo Stadio ( anche ) un luogo di aggregazione per le famiglie, come avviene in tante realtà del Sud America. La domenica si va a tifare il Racing Avellaneda, ma si va tutti insieme, coi bambini, giocando al parco fuori lo stadio, facendo shopping, mangiando insieme al ristorante, e poi si vede la partita.
    In questo senso, non so se la Super League ( così come la Champions ) portino in questa direzione.
    Fa ridere, poi, l’annuncio odierno della UEFA relativo alla nuova formula delle competizioni europee. Che tempismo….
    Credo che tutta sta faccenda prenderà ( purtroppo ) una strada politica; sono comunque convinto che il mondo del calcio necessiti una riforma radicale nell’approccio di fondo, e non nel modulo delle competizioni.

  • Buongiorno,

    mi scuso per il ritardo ma ieri ho avuto una giornata simile a quella di Giulio.
    Venendo all’ argomento in questione dico subito che sono in disaccordo al 99% con i commenti di chi mi ha preceduto.
    Insomma, viviamo da circa 100 anni in un enorme bolla finanziaria, fino ad un secolo fa se dal vocabolario toglievi le parole Amore, Amicizia, Lealtà, Sincerità, Odio, Invidia etc. era impossibile descrivere il mondo, oggi sono cambiate le coordinate, le parole chiave sono diventate Profitto, Dividendo, Marketing, Brand, Derivati, Strumenti finanziari, Azioni, Obbligazioni, se togliamo i lemmi Debito/Credito non si capisce più niente.
    In questo perimetro non è che il calcio ne rimane fuori, il calcio è azienda, una gigantesca azienda che per vivere ha bisogno di liquidità, è tecnocrazia, gestione di impresa.
    Allora in questo quadro, considerando le disastrate casse delle maggiori società, non c’ è da stupirsi se l’ indirizzo è quello tracciato.
    Semmai il discorso da fare è un altro. Lasciando da parte il Covid che indubbiamente ha avuto un peso considerevole nelle perdite registrate, come sono state gestite le due società promotrici di questa SuperLeague? Male. Ma facciamo i nomi. Agnelli e Paratici sono riusciti ad acquistare un calciatore con un ingaggio da oltre 30 milioni tralasciando il piccolo particolare che Cristiano a Madrid ha vinto perchè aveva dietro un centrocampo galattico e la spalla perfetta Benzema, è un fuoriclasse ma non ti vince le Champions da solo. Quindi ingaggio monstre per vincere tre campionatini come quello dell’ attuale serie A e buco di bilancio vertiginoso. Non è uno sfottò, è la verità. Ma andiamo a Madrid a vedere come se la passa Florentino. Il Real è a fine ciclo, ha bisogno di cambiare 7 o 8 titolari, non sono informato sulla salute del club, ma per rifare un’ intera squadra di tale lignaggio ci vogliono tantissimi milioni. Devono sostituire Sergio Ramos, Kroos, Modric, Casemiro, Benzema, e altri che adesso non mi vengono e non mi sembra che in squadra abbiano già dei sostituti all’altezza. Errori di programmazione? Possibile.
    Tutto questo per dire che le casse sanguinanti di questi due club, e non solo di questi, necessitano di essere sfamate e la Uefa evidentemente non molla l’ osso perchè anch’ essa ha interessi monetari da soddisfare. Ci tengo a precisare, per non essere tacciato di faziosità, che ho scelto Real e Juve perchè sono i promotori, ma ci sono altri numerosi club che non sono in salute.
    Riguardo alle inglesi ha colto il punto Giulio quando ha fatto riferimento all’ azionariato prevalentemente U.S.A, per cui sono società, compreso il Milan di Elliott, che per vocazione naturale guardano al modello NBA.
    Ma tornando a Juve e Real, è forse un caso che società come Bayern e Dortmund non abbiano accettato? Credo di no, perchè nonostante il Covid, avendo lavorato bene non hanno l’ acqua alla gola.
    Allora vogliamo continuare a vedere lo spettacolo? Bisogna accettare tutto questo, meritocrazia o non meritocrazia, non è questo il problema, il problema è evitare il collasso finanziario di tutto il brand calcio, perchè eventuali “crolli” dei maggiori club trascinerebbero l’ intero movimento.
    Pertanto se non vi scandalizza che abbiamo un presidente del consiglio che è un IBAN parlante, se non vi scandalizza che nelle nostre tavole è arrivato l’ olio tunisino, che per rispettare gli assurdi vincoli UE vengono buttate centinaia di litri di latte al giorno, che la Cina con una selvaggia e scorretta politica di svalutazione monetaria e dumping salariale ha fagocitato il mercato mondiale, non può stupire e inorridire neanche la SuperLeague.
    Detto tutto questo, se davvero la faranno, e ho grossi dubbi, ritengo che durerà poco, giusto il tempo per risanare le società, e potrebbe essere un vantaggio anche per le piccole. Ieri ad esempio Carnevali (Sassuolo) ad una domanda sulla possibile cessione di Locatelli alla Juve ha risposto più o meno così “se lo vogliono faremo un prezzo proporzionale al budget a disposizione dalla Juventus”.
    Per concludere, ritengo che siamo nel bel mezzo di giochi di potere, di provocazioni e di trattative senza esclusioni di colpi, e il fatto che la Lega abbia minacciato l’ esclusione dalla serie A di Milan, Inter e Juve è talmente una cosa assurda che può essere letta soltanto in questa ottica. Per cui vedremo gli sviluppi, la palla adesso ce l’ ha la Uefa, è bollente, ed è poggiata sulle spine quantitative dei flussi di denaro derivanti dalla nuova Champions. Potremmo vederne delle belle, però i discorsi sulla meritocrazia, sui campi di provincia, sui sogni delle piccole, in questo attuale momento storico, non mi piacciono, insomma sarebbe come imporre ad Amazon di vendere esclusivamente a Rovigo. Per concludere, stavolta veramente, una volta ristabilito l’ equilibrio economico, con o senza questa SuperLeague, sarebbe auspicabile che i modelli gestionali di riferimento siano quelli adottati dai top club tedeschi.

  • buon pomeriggio,
    credo che il problema della crisi dei grandi club sia dovuta per la maggior parte al monte ingaggi.
    nell’ultimo 20ennio è stata una rincorsa ad accaparrarsi il giocatore piu’ forte a suon di rinnovo del contratto con aumento degli ingaggi (e di conseguenza delle commissioni dei procuratori) sproporzionati rispetto poi agli effettivi risultati economici e sportivi delle società.
    ai vari milioni portati dei sceicchi, fondi cinesi, americani ecc, si è cercato di porre un limite con il fair play finanziario, poi puntualmente aggirato o che comunque non ha portato i frutti sperati. ora ci troviamo società indebitate all’inverosimile, che per far fronte ai contratti sottoscritti con i calciatori devono aumentare gli introiti e cercano nuove fonti che garantiscano fatturato (super league)..
    a me è sempre stato insegnato che se guadagni 1000 al mese non puoi spendere ogni mese 1500.. magari un mese puoi anche sforare ma poi devi rientrare.. e per rientrare devi ridurre i costi.. credo sia diventato imperativo imporre un monte ingaggi legato al fatturato o in percentuale al monte ricavi di una società. finchè ci saranno sempre società disposte ad aumentare l’ingaggio per soffiare il calciatore ad un’altra squadra non ci sarà mai un limite. pensiamoci bene: solo qui in europa girano certe cifre. neanche piu’ la cina puo’ permettersele. quindi se i calciatori non dovessero accettare una riduzione dell’ingaggio dove andrebbero a giocare? tutti in MLS ?
    vedo piu’ sensato invece, un ingaggio base e poi aumentato a fine stagione in base al fatturato della società che è legato anche ai risultati sportivi. credo che la strada maestra per riportare in equilibrio finanziario le società sia quella di ridurre i costi. un po’ come è avvenuto in formula 1 dove qualche anno si è messo un freno e un limite ai vari test e costi vari. portando tutte le varie squadre a restare sotto certi limiti

    • E come avviene anche nell’ NBA e nell’ NFL con il salary cap, testualmente tetto salariale. Solo che dagli Stati Uniti le soluzioni virtuose di solito in Europa non vengono prese in considerazione!

    • compare84, mi fa piacere leggere che abbiamo pensato le stesse cose, perché alla fine della giostra, tanti lunghi discorsi, tante analisi sofisticate, ma il problema è semplicemente ciò che abbiamo messo in evidenza, cioè che si guadagna 1.000 e si spende 10.000 per stipendiare giocatori e procuratori, giocatori i quali, a loro volta, in tutte le squadre, anche quelle non particolarmente ricche, pretendono, come fosse una cosa normale, che ogni rinnovo contrattuale sia al rialzo, con % di incremento del tutto sproporzionate rispetto all’aumento delle entrate: ovvio che, chi prima, chi dopo, sia sommerso dai debiti !!

      Per scrivere e correggere il mio post ho impiegato oltre un’ora, nel frattempo non avevo fatto il refresh, sicché non avevo letto il tuo commento, per questo ti dico che abbiamo pensato le stesse cose, sebbene, ad esser sinceri, mai come in questo caso i termini del problema sono quanto mai elementari.

  • Saluti a tutti.

    Senza voler essere romantici, a mio parere il paragone con la NBA è inappropriato, poiché negli Usa le squadre sono franchigie, cioè concessioni di una Lega centralizzata, squadre calate dall’alto, senza legame di nascita col territorio e spostate, tipo prefabbricato, qualora economicamente non rendano, ad esempio se, in un certo lasso di tempo, si scende al di sotto di una certa media spettatori. Addirittura si arriva al paradosso che le squadre, pur trasferite, mantengono il nickname, cioè il soprannome, del territorio nel quale in origine erano collocate, come, fra i tanti esempi, i celeberrimi Los Angeles Lakers, nonostante di “lake” (laghi), importanti, in California non ce ne sono ! già, perché i Los Angeles Lakers erano, in origine, i Minneapolis Lakers, città che si trova nella regione dei Grandi Laghi. Come se la squadra di Napoli, chiamata “Vesuvians”, la spostassero a Milano, ma lasciando invariato il nome: immaginate quanto sarebbe ridicolo un Milan Vesuvians?!
    Inoltre negli Usa lo sport, quantomeno quello professionistico, è quasi esclusivamente spettacolo, intrattenimento, i “tifosi” sono come gli spettatori di un circo, magari la partita è ricominciata dopo l’intervallo lungo, e loro sono ancora in fila a comprare gli hotdog o i popcorn, chissenefrega se qualche azione non la vedono!
    Riguardo al discorso che anche la Champions attuale non sia del tutto meritocratica, poiché permette anche a chi non vince il campionato di concorrere coi Campioni, concordo con Giulio, infatti anche a me non piace, ma questa Superlega accentua troppo il concetto e, soprattutto, ha la pretesa di bloccare il corso della storia del calcio:
    se l’avessero istituita 15 anni fa, il Manchester City col cavolo che ne avrebbe fatto parte e tantomeno sarebbe stato inviato il Paris SG !
    Come ha scritto Giulio, la storia del calcio, come quella dell’uomo in generale, conosce diverse fasi, ed è proprio questa alternanza il bello della competizione sportiva, però, con la creazione di questa Superlega, sarà difficile che la storia si aggiorni, che possano nascere nuovi Ajax (che, quando iniziò a farsi vedere a fine anni ’60, era un perfetto sconosciuto) o Chelsea, che fino a metà anni ’90 era squadra normale.
    Inoltre, tornando alla NBA, in tale lega esiste un meccanismo di compensazione, che assegna ogni anno alle squadre non qualificate ai play-off la possibilità di scegliere per prime i giocatori che entrano per la prima volta nella lega, e gli stessi giocatori, se intendono giocare in essa, non possono certo rifiutare la squadra, come invece avviene nel calcio.
    Soprattutto, esiste il celebre salary cap, che è poi il punto centrale della questione, poiché il passivo enorme, smisurato, ormai non più differibile, che ha spinto questi cosiddetti “Top club” alla secessione, è nato non certo per la pandemia, bensì perché i vari club negli anni, soprattutto dopo la sentenza Bosman, hanno sempre più assecondato le richieste fin troppo esose dei giocatori, portate avanti dai loro “ascari”, cioè i procuratori, che accettano di ricoprire il ruolo degli avidi cattivi, per cercare di salvare almeno in parte l’immagine dei calciatori agli occhi dei tifosi.
    A quanto pare, almeno il salary cap stavolta sarà introdotto e comunque la JP Morgan ha imposto che il finanziamento miliardario non potrà esser sperperato sul calciomercato, bensì dovrà essere adoperato per investimenti infrastrutturali.
    Dunque, alla fine dei conti, i presunti “Top”, molti dei quali in questi anni hanno contestato il Fair Play Finanziario, hanno dovuto accettare misure il cui intento è simile, cioè limitare la possibilità di spendere, in particolare nello stipendiare i calciatori. Lo si poteva fare anche prima, senza bisogno di voler creare un campionato senza retrocessioni e ad inviti, come se fosse un torneo amichevole estivo!

    A mio parere la morale della favola è che, quando un’attività lavorativa, qualunque essa sia, considera il denaro come lo scopo del proprio agire, anziché pensare ad offrire un prodotto di qualità e considerare i soldi (anche tanti, mi sta benissimo) solo come una conseguenza del lavoro ben fatto, i problemi nasceranno sempre e, per rimediarvi, ci saranno sempre forzature a danno del cliente (in questo caso il danno consiste nell’aver limitato il merito sportivo a pochi posti in entrata e aver abolito le retrocessioni per i membri fondatori) e gli stessi protagonisti, per quanto grandi montagne di denaro potranno incassare, saranno sempre insoddisfatti dei loro introiti.
    Qualcuno, interpretando superficialmente queste mie parole conclusive, potrebbe tacciarmi di ingenuità, di moralismo, di pauperismo, tuttavia a me sembra solo la semplice constatazione di una dinamica ricorrente nell’essere umano, confermata dal fatto che la depressione e i suicidi abbondano nelle società benestanti, non certo fra i poveri.
    Ribadisco: nulla in contrario che i protagonisti del mondo del calcio incassino fiumi di denaro, essendo un’attività con un seguito planetario da circa un secolo, e, mi pare, il denaro fosse superabbondante già ora e non da pochi anni, ma se i soldi li hanno sperperati, son cavoli loro, non possono pretendere, per rimediare alla loro incapacità gestionale, di rinchiudersi in un fortino e, soprattutto, pretendere di convincerci che tale scelta sia per il “bene del calcio”, come ha ripetuto il presidente del Real Madrid.
    Non a caso il Bayern, che non è proprio l’ultimo arrivato, nella persona di Rumenigge, che, a sua volta, un “piccolo” ruolo nella storia del calcio l’ha avuto, sia come calciatore, sia come dirigente, nonostante fosse stato invitato a pieno titolo al tavolo d’onore, sicuramente con più meriti, sia sportivi, che economici, rispetto alla Juventus, ha gentilmente rifiutato, rispondendo, molto semplicemente (e saggiamente), che il problema non è aumentare le entrate, ma limitare gli stipendi dei calciatori !

  • Come da pronostico sembrerebbe che la UEFA stia preparando una controproposta, cioè un’ altra super league, con l’ appoggio di un fondo che garantirebbe più o meno quanto JP Morgan. (Fonte Bloomberg)

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